Giudici di pace: proclamato lo sciopero dal 23 al 30 novembre 2015

By | 20/11/2015

L’UNAGIPA (Unione Nazionale dei Giudici di Pace) con un comunicato del 10/11/2015 trasmesso al Presidente del Consiglio, al Ministro della Giustizia ed ai Presidenti delle Corti di Appello, nonché al CSM, ha indetto lo sciopero nazionale dei giudici di pace per le giornate dal 23 al 30 novembre 2015.

Una settimana di astensione dalle attività giudiziarie, dunque, per protestare contro il DDL «Delega al Governo per la riforma organica della magistratura onoraria e altre disposizioni sui giudici di pace» (S-1738).

In particolare, nel comunicato stampa in questione, i giudici di pace denunciano:

  1. il parere negativo reso dal ministro della giustizia su tutti gli emendamenti di rilievo presentati in commissione Senato al DDL in questione;
  2. la negazione, nel detto DDL, della natura giurisdizionale dell’attività dei giudici di pace in evidente contrasto, invero, con il contestuale ampliamento delle competenza della magistratura onoraria;
  3. la norma, manifestamente incostituzionale, introdotta con il D.L. “Stabilità” (art. 33, comma 13) che conferisce al ministero della giustizia, in violazione dei più elementari precetti sottesi al principio di indipendenza, il potere unilaterale di ridurre gli emolumenti dell’intera magistratura onoraria, già inadeguati ad avviso di quest’ultima;
  4. più in generale, tutti i trattamenti giuridici, economici e previdenziali previsti nel detto DDL che comprometterebbero sia l’autonomia che l’indipendenza dei giudici di pace, rendendo vano l’obiettivo di “terzietà” di tale organo;
  5. la soppressione, da ultimo, delle 475 sedi del Giudice di Pace (ovvero circa il 60% delle preesistenti 846 sedi).

“Continuità di servizio”, “trattamento economico sufficiente”, “tutele previdenziali ed assistenziali”, sono queste le principali rivendicazioni formulate dall’organismo rappresentativo della categoria dei giudici di pace, oltre alla difesa dell’autonomia ed all’indipendenza della categoria stessa, che sembrerebbero minate, sempre a giudizio dell’UNAGIPA, dalla recente riforma.

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