CEDU e battesimo: verificare la fonte prima dell’uso!

By | 23/04/2014

Qualche giorno fa, si è diffusa a macchia d’olio in rete la notizia che la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo aveva emesso una sentenza “rivoluzionaria” contro l’Italia in materia di battesimo dei neonati.

La notizia: la CEDU vieta il battesimo!

Secondo il sito “Corriere del Mattino“, che è stato il primo, a quanto sembra, a pubblicare la notizia in questione, la sentenza avrebbe avuto il seguente contenuto:

«L’Italia, permettendo il battesimo ai neonati viola la carta articolo 9 della Convenzione Europea in combinato disposto con l’articolo 14, in quanto i neonati non sono ancora in grado di intendere e di volere o emettere un atto personale e cosciente e, nella fattispecie sono obbligati e far parte di un associazione religiosa per tutta la vita. L’imposizione del rito chiamato sacramento tradisce il carattere di una dottrina che considera le persone come oggetti, il cui destino è deciso a loro insaputa da una organizzazione religiosa. Infatti, il battesimo impone al battezzato un sigillo indelebile, facendolo diventare a tutti gli effetti un iscritto e membro a sua insaputa e volontà e assoggettandolo alla suoi regolamenti e alla sua autorità. Come si evince nel canone 96 del Codice Cattolico di diritto canonico: «mediante il battesimo l’uomo è incorporato alla Chiesa di Cristo e in essa è costituito persona, con i doveri e i diritti che ai cristiani, tenuta presente la loro condizione, sono propri». Questa pratica lede il superiore interesse del bambino: sancito dall’art. 3, dalla Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia ratificata dall’Italia il 27 maggio 1991 con la legge n. 176. che prevede che in ogni decisione, azione legislativa, provvedimento giuridico, iniziativa pubblica o privata deve salvaguardare l’interesse superiore del bambino».

Manco a dirlo, la notizia è divenuta, in un attimo, virale, venendo pubblicata (per poi essere cancellata), anche da quotidiani di livello nazionale; provate a “googlare” la frase «sentenza battesimo cedu» e ve ne renderete conto.

Contrordine: è una bufala!

Senonché, una semplice verifica sul sito della CEDU (e, in particolare, sul database delle relative decisioni) avrebbe consentito agli uomini di buona volontà di verificare che la notizia in questione era una bufala: cioè a dire, nel gergo del web, più o meno uno scoop del tutto falso (e talvolta smaccatamente falso), finalizzato a diventare “virale”.

Ora, la cosa che colpisce nella fattispecie (che non è l’unica, basti pensare a quando, a gennaio 2014 era uscita la “notizia” sulla sentenza CEDU in materia di canone rai) , non è tanto che qualcuno abbia tempo da impiegare nell’ideare e diffondere notizie giuridiche non vere, quanto il numero e a volte la qualità di coloro che puntualmente ci cascano senza compiere la minima verifica.

Il che, in una materia tecnica e terribilmente seria come è il diritto, non ci pare proprio scusabile, salvo che il comportamento in questione sia intenzionale e, come tale, davvero imperdonabile.

Sicché bene ci pare abbia scritto il sito giornalettismo.com, che ha commentato il fatto come segue: «la bufala acchiappa-click fa strage di devoti»

Morale….

Morale, occhio alla bufala. Il che vale i “bufalati”, ma anche per i “bufalari”: mai non fosse, infatti, che una volta o l’altra, la bufala risultasse troppo veridica e che qualcuno prendesse decisioni personali sulla base di essa riportandone un danno.

Quid in quel caso? Pensiamoci su.

Admin  😎

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