Il Ministero censisce l’arretrato della giustizia civile in Italia Pubblicata l'analisi sulle pendenze delle cause presso gli Uffici giudiziari


Il Ministero della Giustizia, attraverso lo studio elaborato dalla Direzione Generale di Statistica del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria (DOG), rende noto lo stato della giustizia civile in Italia, fotografando la situazione dei carichi attualmente pendenti presso ciascun Ufficio Giudiziario, Tribunali, Giudici di Pace, Corti di Appello e Corte di Cassazione.

In sostanza e, per la prima volta, il Ministero fornisce pubblicamente dati precisi circa la situazione degli Uffici giudiziari italiani evidenziando la reale portata dell’arretrato civile «attraverso ben 23 indicatori di valutazione», tra i quali: anzianità («targatura dell’arretrato per anno di iscrizione a ruolo»), materia, tipologia d’ufficio, aree geografiche, dimensione dei singoli uffici.

Come riportato sul sito del Ministero

dai dati emerge che più del 70% delle pendenze civili risulta essere stato iscritto nell’ultimo triennio e soltanto il rimanente 30% in precedenza. Quanto al primo dato (la “giacenza”), costituisce tecnicamente il risultato di un normale ricambio tra sopravvenienze ed esaurimento e la sua ‘anzianità’ fisiologica viene calcolata in tre anni per gli uffici di primo grado e in due anni per quelli di secondo grado. Il rimanente 30% (il vero e proprio “arretrato” in senso stretto) costituisce la patologia che purtroppo contribuisce a relegare la giustizia italiana in fondo alle classifiche sull’efficienza dei sistemi giudiziari redatte dalle organizzazioni internazionali.

Ed ancora il Ministero precisa che

lo studio svolto mette sotto la lente, con maggiore dovizia di particolari e di numeri, il carico nazionale degli affari civili pendenti, che annovera tutti i procedimenti portati all’esame dei giudici e non ancora conclusi al 30 giugno 2013: contenzioso civile ordinario, fallimenti, liti seriali come il risarcimento danni di veicoli e natanti, controversie previdenziali, procedimenti di volontaria giurisdizione, separazioni consensuali e giudiziali, divorzi contenziosi e divorzi consensuali, ricorsi per decreto ingiuntivo, tutele, curatele, amministrazioni di sostegno vengono così analizzati nel dettaglio secondo indicatori come la diversa natura, la quantità, la durata fisiologica (o necessitata).

Il Ministero inoltre pubblica anche tutti gli elaborati facenti parte dello studio in questione, che sono:

  1. Relazione di Mario Barbuto – capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria – la quale sintetizza e spiega tutta l’indagine svolta ed i criteri utilizzati nell’analisi;
  2. Introduzione della Direzione Generale di Statistica alle elaborazioni realizzate, una relazione sulla metodologia di rilevazione dei dati utilizzata;
  3. Prospetti di analisi delle pendenze civili – dato nazionale – ovvero la fotografia dell’arretrato civile in Italia degli ultimi tre anni espresso in numeri e percentuali e suddiviso per i vari Uffici;
  4. Elenchi di tutti i Tribunali ordinari con indicazione dei parametri più significativi (dimensioni, numero magistrati togati ed onorati in forza, numero cause pendenti, etc);
  5. Prospetti statistici selettivi (per anni e per materie) di tutti gli Uffici giudiziari divisi per distretto – database ove è possibile consultare i report di rilevazione statistica per ciascun ufficio.

Tra  la mole di dati emergenti dallo studio preme evidenziare che l’arretrato civile in questi ultimi anni è in costante calo rispetto agli anni precedenti: si va, infatti, dai 5.922.673 giudizi pendenti nell’anno 2009 agli attuali 5.257.693 (30/06/2013). E scomponendo il dato per tipologia di Ufficio emerge che il 63,3% delle pendenze è di competenza del Tribunale ordinario, il 25,1% del Giudice di Pace, il 7,8 5 della Corte di Appello ed il solo 1,9 % della Corte di Cassazione.
Altro dato curioso che emerge dall’analisi, riguarda la percentuale di giudizi ultratriennali (che costituisce il vero e proprio arretrato) sul totale delle cause pendenti presso i Tribunali. Le percentuali più alte si riscontrano nei tribunali di dimensioni medio piccole, pur non mancando meritorie eccezioni. Trieste, infatti, definito anch’esso tribunale medio-piccolo, con la sua percentuale del 4,6% è il più virtuoso. In merito a ciò si evidenzia che a dimensione dei Tribunali è stata considerata in base al numero di abitanti ricompresi nel bacino di utenza dell’Ufficio, secondo la seguente classificazione:

  • piccolo <=150.000
  • medio-piccolo 150.000 – 300.000
  • medio 300.000 – 450.000
  • grande 450.000 – 1.000.000
  • molto grande >1.000.000

Ancora sul punto, per quanto riguarda, in particolare il Distretto di Ancona, a fronte di una media nazionale del 27,9% la situazione dei vari circondari del distretto è la seguente:

  • Ancona (grande)  13,8%
  • Ascoli Piceno (medio-piccolo) 34%
  • Fermo (medio-piccolo) 27,1%
  • Macerata (medio) 36,1 %
  • Pesaro (medio-piccolo) 19,8%
  • Urbino (piccolo) 23,9%

Documenti & materiali

Visita il sito del Ministero della Giustizia (on line censimento speciale – analisi su pendenze cause e uffici giudiziari)
Scarica la relazione di Mario Barbuto – capo del Dipartimento dell’Organizzazione Giudiziaria
Scarica l’introduzione della Direzione Generale di Statistica alle elaborazioni realizzate
Visualizza i prospetti di analisi delle pendenze civili – dato nazionale
Vedi gli elenchi di tutti i Tribunali ordinari con indicazione dei parametri più significativi 
Consulta i prospetti statistici selettivi (per anni e per materie) di tutti gli Uffici giudiziari divisi per distretto

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Author: Avv. Claudia Gianotti

Avvocato, nata a Pesaro il 08 settembre 1982. Iscritta all’Albo degli Avvocati di Pesaro dal 2011. Autrice e componente della redazione. Cura, in particolare, la sezione fiscale di Ragionando_weblog - ISSN 2464-8833

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